RUMBA CUBANA

RUMBA CUBANA

Nella musica cubana con il termine rumba si identifica un insieme di ritmi musicali e di danze. È stata dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO il 30/11/2016. La rumba trova le sue radici nella musica portata a Cuba dagli schiavi africani deportati sull’isola dai colonizzatori spagnoli. Ritmicamente è basata sulle cinque battute che identificano la clave.[1]

La rumba si sviluppò nelle provincie de L’Avana e Matanzas alla fine del XIX secolo. Essendo un ballo afro-cubano sensuale ed energetico, la rumba fu spesso repressa e bandita poiché era considerata oscena. La rumba cubana è completamente diversa dalla rumba da sala, o dallo stile di musica africana chiamata anch’essa rumba. La rumba cubana è ballata tutt’oggi a L’Avana, Matanzas e nelle altre città dell’isola come anche nelle aree rurali, specialmente quando predomina la comunità africana, sebbene ora ha subito delle influenze dal Jazz e dall’hip hop.

La rumba cubana spesso inizia con un cantante solista che pronuncia sillabe senza particolare significato (‘diana’). Quindi comincia ad improvvisare un testo indicando il motivo per cui viene cantata quella particolare Rumba (‘decimar’: strofa di dieci battute), oppure comincia una canzone più o meno ripetitiva come: “Ave Maria Morena” (Yambú, Anónimo), “Llora Como Lloré” (Guaguancó, S. Ramirez), “Cuba Linda, Cuba Hermosa” (Guaguancó, R.Deza), “China de Oro (Laye Laye)” (Columbia), “Malanga (Murió)” (Columbia)”.

La rumba cubana può essere suddivisa in tre categorie: Yambú (lo stile più vecchio e lento), Columbia, e Guaguancó (lo stile più popolare, che abbiamo ascoltato in brani come Quimbara di Celia Cruz).[2]

Carlos Vidal Bolado (meglio noto come Carlos Vidal) fu il primo a registrare la rumba popolare (Ritmo Afro-Cubano SMC 2519-A e 2520-B, circa 1948).[3]

La rumba cubana è stata dichiarata dall’Unesco “Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità“.